ELEONORA GIORGI, LA LEZIONE DI UN'ANIMA LIBERA
Due anni di lotte, due anni di terapia e ancora il sorriso nel dolore. È questa la vita di Eleonora Giorgi, icona del cinema italiano degli anni '80, e reduce di diversi successi televisivi negli anni 2000.
Precisiamo subito: non è mia intenzione seguire le onde mediatiche che tendono a santificare una persona nei momenti bui della propria vita, tantomeno cercando di creare quella sorta di compassione che può derivare da una brutta notizia, come in questo caso, subito dopo il decesso. Il nostro omaggio a Eleonora Giorgi vuole essere uno spaccato di una vita vissuta in pieno fra alti e bassi lavorativi e personali, indubbiamente legati a un ruolo cinematografico quasi profetico, se rivisto oggi con la sua storia attuale.
Una vita no stop, gossip, cinema, televisione, uomini, famiglia… essere un personaggio viene costruito anche da se stessi ed Eleonora ha sempre saputo esserlo, anche nei periodi più bui.
Per mesi il suo incoraggiamento alla vita non è mai venuto meno, casomai il contrario: nelle interviste rilasciate ai settimanali, in televisione, ovunque. Senza più la paura di mostrarsi struccata, senza capelli causa chemio o addirittura in momenti di forte debolezza e fragilità.
Ma in realtà, vederla così non può non portarci indietro negli anni, forse in quello che si può considerare il ruolo che le ha cambiato la vita (anche sentimentale) nel film "Sapore di mare 2" nel 1983.
Divina, stupenda, femme fatale, generazionale, ricordo ancora quando poco più che bambino (avrò avuto 11 anni) andavo a casa di nonna e quest'ultima (che era una nonna tutta strana e diversa dalla altre) metteva la videocassetta di "Sapore di mare 2" che aveva registrato alla TV per allietare i pomeriggi di noi ragazzi.
C'era la Giorgi in quel sequel e tutto il resto passava in secondo piano. Come dimenticarsi alcune frasi iconiche? Su tutte il monologo finale del suo personaggio alla Marilyn: "Pizza fredda, birra calda, tutto alla rovescia come nella vita. Quale vita poi. Pillole per non addormentarmi, pillole per non svegliarmi, per stare su, per stare giù, pillole per non ingrassare, per non rimanere incinta. Sai che dovrebbero inventare le pillole per smettere di prendere pillole? Potrei anche smettere. Solo che dopo mi prende la malinconia. Tu lo sai cos'è la malinconia? È una cosa che ti svegli la mattina e non vuoi e non speri in niente e la sera te ne torni a letto e non è successo proprio niente".
E poi ancora il monologo con un Ciavarro tutto orecchie incalzava: "Mi innamoro tutte le volte, darei 10 anni di vita per innamorarmi almeno una volta. Mi ammazzerei per essere felice un'ora" e, alla fine del monologo, rispondeva con un semplice "grazie" che racchiudeva tutto e niente.
Quel personaggio era Tea, ed è stato molto di più di un ruolo in una commedia capace di anticipare i cinepanettoni, un ruolo che, esaminato oggi, rappresenta molto di noi, anche più giovani di me, pieni di sogni ma attorniati da tante cose negative. Cosa bisogna fare? Come si può andare avanti?
Forse Tea non ci svelava come farlo, ma oggi questo percorso di vita così vicino a migliaia di casi di tutto il mondo, non solo italiani, è stato capace di svelare un'anima unica, donandoci un insegnamento di vita.
Quanto ci resterà? Sicuramente, cara Eleonora, le tue frasi resteranno in tutti noi per l'eternità e in tutti quelli che oseranno guardare oltre un punto, consci che la nostra vita è nell'immensità dell'universo.
A volte è meglio una pizza fredda e una birra calda a tutto il benessere del mondo. Anima libera.
Alessandro Paola Schiavi
